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Il mio primo pensiero dopo aver visto Suicide squad era rivolto alla sceneggiatura. Era da tanto, troppo tempo che non vedevo un film con una sceneggiatura così pigra e svogliata e priva di un qualsiasi guizzo narrativo o logico. Suicide squad, come ben sappiamo, è stato massacrato dalla critica, come già accaduto con Batman V Superman; con la differenza che nella pellicola di Snyder si riusciva a trovare qualcosa che potesse giustificare il film e, nonostante le stroncature, ritenere che fosse un buon film. Quello che invece penso che Suicide squad non potrà mai essere è proprio un buon film.

Per carità, il giudizio di un film è sempre soggettivo; può essere scorrevole, godibile, divertente, puro intrattenimento, effimera evasione, orribile, inguardabile ecc.

Ma sfido io a trovare qualcuno che venga a dirmi “Suicide squad è un bel film”.
Può piacere, ci mancherebbe, ma non può essere definito un bel film.
Ora cerchiamo di vedere il perché:

Non scrivo niente della trama perché non ho ancora imparato a scrivere sul nulla; non sono ancora così bravo. Mi sento però in dovere di menzionare certe scelte paracule, come l’inserimento di canzoni memorabili, che dovrebbero rendere le scene più accattivanti ma il merito è solo della canzone, e la micro bomba iniettata nel collo dei prigionieri che rimanda a 1997: Fuga da New York (se il film non può essere un capolavoro, che almeno ci faccia ricordare di certi capolavori).
Niente trama, però possiamo parlare dei personaggi, quelli che dovrebbero tenere in piedi la baracca.
Dovrebbero.

La prima ora di film è tutta incentrata sulla presentazione dei personaggi, con le loro camminate spavalde da bulletti di periferia, con le spalle che scendono già quasi a toccare il suolo.
Camminate e atteggiamenti come non si vedevano dai peggiori film degli anni ‘90, che sembrano volerci dire Io sono il re del quartiere (Bronx o Lorenteggio, fate voi).
Un’introspezione psicologica che rasenta il ridicolo, dove in confronto La soldatessa alle grandi manovre sembrava essere stata tratteggiata da Freud in persona.
Grottesca oltre ogni limite una delle battute finali di Will Smith, che qui impersona il cecchino Deadshot, che implora: “Fa che mia figlia sappia che non sono uno stronzo”.
Ma come? Ammazzi persone per soldi e pretendi di essere considerato una brava persona.

Ed è proprio qui che salta fuori la pigrizia narrativa: nell’incapacità di proporre personaggi cattivi, che siano realmente cattivi fino in fondo, come dovrebbero essere, e riuscire a far sì che il pubblico empatizzi con loro. Si è scelta invece la strada più semplice e vigliacca; ovvero far vedere che i cattivi, alla fine della fiera, sono dei cucciolini.

El Diablo, il piromane, coi sensi di colpa per non aver saputo gestire il proprio potere tra le mura domestiche, ora più che mai deciso a non fare mai più uso del suo potere, quando bastano un paio di spintoni dati da Deadshot per provocarlo come fanno gli studenti alle medie, per scatenare nuovamente il diavolo in lui.

Harley Quinn, interpretata da una bellissima e seducente Margot Robbie (unica e vera rivelazione del film) che immagine una famiglia composta da lei nelle vesti di madre di due bambini e il Joker padre affettuoso. Ecco, vedere due super criminali come Harley e il Joker in un ipotetico universo parallelo nei panni di genitori affettuosi l’ho trovato ridicolo oltre ogni dire.

Sul Joker di Jared Leto non voglio soffermarmi perché è uno scherzo. Solo un vero e proprio scherzo.

Chiaramente essendo il primo film a presentare i personaggi che compongono la squadra suicida, non si poteva pretendere di avere un ritratto definitivo di tutti i personaggi, ma perlomeno avere quel poco che basta per renderli meno anonimi e far sì che restassero in mente. Ed è un peccato perché alcuni di loro hanno un gran potenziale, come Capitan Boomerang e El Diablo.

Invece hanno voluto puntare tutto su Harley Quinn, facendo sì che almeno lei diventasse se non un’icona almeno un personaggio memorabile. Una parola lo voglio dedicare al povero Slipknot che sparisce nel giro di tre minuti. Ora la carriera di quell’attore può solo migliorare.

Tra le scene più interessanti sicuramente mi sento di citare il cameo di Batman.
Lo vediamo due volte: una durante l’arresto di Deadshot e un’altra all’inseguimento di Harley Quinn e Joker.
Quando ho visto lo scontro con Deadshot non ho potuto non pensare a Jersey girl, film di Kevin Smith del 2004 con Ben Affleck protagonista.
In quel film, Affleck perdeva il suo lavoro remunerativo per colpa di una “sparata” contro l’allora “Principe di Bel Air”, promettente star che avrebbe odiato a morte per i successivi dieci anni, finché non si sarebbero incontrati casualmente nella sala d’attesa di un ufficio stampa.
Ben Affleck e Will Smith, quindi, sul grande schermo continuano ad odiarsi.

In buona sostanza Suicide squad delude ogni aspettativa. Non diverte, intrattiene ma non quanto dovrebbe, non ha effetti speciali mozzafiato e lo scontro finale è forse il più brutto che abbia mai visto in un cine fumetto. Mi era piaciuto perfino di più quello di Daredevil.
È per questo che lo ritengo un film inutile. Perché non ha niente che mi resterà in testa nel tempo, e non ha fatto il suo dovere neanche durante la visione.

A questo punto ho seriamente paura per la Justice league. Ma con lo zampino di Ben Affleck in fase di produzione un minimo di speranza ce l’ho.