bobdylan

Oggi dedico un post a uno dei miei cantanti preferiti al quale non ho ancora dedicato la giusta attenzione: il grande Bob Dylan.
È da poco uscito il nuovo album dal titolo “Rough and Rowdy Ways” e così mi è tornata voglia di riesplorare la sua discografia e cercare di capire quali fossero i miei album preferiti.

Il cantautore Premio Nobel ha pubblicato 39 album in studio, e sceglierne 15 è stato arduo ma non così tanto come pensavo. Ovviamente ho escluso i tre album di cover dedicati al repertorio di Sinatra perché ho preferito concentrarmi sugli album di inediti. Si tratta di una classifica molto personale, quindi non troverete alcuni album considerati capolavori mentre invece ci saranno album considerati minori che io adoro.

15
Empire Burlesque (1985)

empire

Probabilmente nessun fan di Bob Dylan si sarebbe mai sognato di inserire questo album in classifica, poichè è considerato uno dei punti più bassi della sua carriera; un tentativo di adeguarsi alla moda degli anni ‘80 con tutti quei sintetizzatori e batterie elettroniche, che chiaramente hanno fatto storcere il naso ai più. Il fatto è che dopo le canzoni di protesta, la svolta rock e la conversione cristiana era arduo trovare una collocazione al vecchio Bob. Era difficile conquistare nuovi fan, mentre quelli vecchi erano sempre meno, e così gli anni ‘80 sono stati un periodo di profonda crisi per Dylan. Io trovo però che “Empire Burlesque” contenga diversi episodi riusciti. I testi sono sempre di buon livello, mentre le musiche sono sì vittime della moda eighties ma rendono l’album molto orecchiabile. “Tight Connection to My Heart” ed “Emotionally Yours” per esempio si lasciano ascoltare con immenso piacere, mentre “When the Night Comes Falling From the Sky” e “Dark Eyes” non hanno niente da invidiare al miglior repertorio di Dylan.


14
Time Out of Mind (1997)

time out

Il periodo di crisi iniziato negli anni ‘80 trova il suo culmine nel 1990 con la pubblicazione di “Under the Red Sky”, considerato il lavoro peggiore di Dylan. Canzonette orecchiabili ma niente di più, nonostante l’anno prima si fosse intravisto uno spiraglio di luce con “Oh, Mercy”.
Dopo sette anni di silenzio discografico, Bob sorprende tutti con la pubblicazione di “Time Out of Mind”, album che segnerà la rinascita del menestrello di Duluth. L’album contiene testi meravigliosi e si mantiene su toni cupi, quasi pessimistici. Tra gli episodi più riusciti segnalo “Dirt Road Blues”, “Not Dark Yet”, “Make You Feel My Love” (coverizzata da Billy Joel, Garth Brooks e Adele), e la cavalcata di 16 minuti “Highlands”.


13
The Freewheelin’ Bob Dylan (1963)

the freewheelin

Nonostante venga considerato uno dei massimi capolavori di Dylan, io lo inserisco “solo” alla tredicesima posizione perché non è tra gli album più accattivanti, musicalmente parlando, ma i testi sono spettacolari. Certo, a queste canzoni basta una chitarra e un’armonica per apparire senza tempo, ma a livello musicale non è tra i miei preferiti. L’album contiene canzoni divenute immortali come “Hard Rain’s Gonna Fall”, “Masters of War”, “I Shall Be Free” e l’inno “Blowin’ in the Wind” che da solo vale tutto l’album. Uno degli esordi più potenti e folgoranti della storia della musica, sebbene Dylan avesse già pubblicato un album l’anno prima, ma era composto da cover.
Questo è il primo interamente composto da lui.


12
Saved (1980)

saved

Secondo episodio della trilogia dedicata alla “Conversione cristiana”. Questo album è considerato inferiore al precedente “Slow Train Coming”, ma io l’ho sempre trovato orecchiabile e convincente. E poi la title track mi mette sempre di buon umore e non riesco a smettere di battere il piede quando la ascolto. All’uscita fu accolto piuttosto negativamente sia da critica che da pubblico, ma ascoltato oggi risulta molto convincente a livello musicale. L’album contiene la canzone “Pressing On” che nel film”Io non sono qui” verrà ripresa da Christian Bale.


11
Street Legal (1978)

street

Questo album è uscito dopo successi di critica come “Blood on the Tracks” e “Desire”, e segna un decisivo cambio di rotta musicale per Dylan. Gli arrangiamenti infatti virano verso il pop rock ed è influenzato dalla Black Music. Tutte le canzoni sono molto orecchiabili, e Dylan canta con un’intensità che difficilmente ritroveremo in futuro (specialmente in episodi come “Is Your Love In Vain” e “Where Are You Tonight?”).
L’album ebbe un grande successo in Gran Bretagna, ma non entrò nella Top Ten negli Stati Uniti, fermandosi all’undicesima posizione, cosa che non accadeva dal 1964.


10
Slow Train Coming (1979)

slow train

Primo album successivo alla conversione cristiana dell’artista. Musicalmente il disco è fortemente influenzato dalla musica nera e soprattutto dalla collaborazione con Mark Knopfler, leader e chitarrista dei Dire Straits. Egli infatti dona all’album un sound morbido ed elegante.
La conversione di Dylan fu una mossa che sconcertò molti fan, e nei tour di supporto a questi tre album, il cantante si lasciava andare a vere e proprie prediche ammonendo i non credenti, i peccatori e persino gli omosessuali. Anni dopo questo fervore religioso si placherà. L’album contiene canzoni deliziose come “Precious Angel”, “I Believe in You”.
Ebbe un buon successo sia in America che in Gran Bretagna.


9
Love and Theft (2001)

love and theft

La rinascita musicale iniziata nel ‘97 con “Time Out of Mind” prosegue con “Love and Theft”, che ricevette recensioni ancora più entusiaste. Il sound dell’album vira verso il folk e il blues, e le canzoni danno l’impressione di essere senza tempo. Possono essere state scritte oggi come cento anni fa. Il momento migliore è senza dubbio “Mississippi”, un vero e proprio capolavoro di testo e musica. Perfino l’interpretazione vocale di Dylan è intensa come non si sentiva da anni.
L’album mise d’accordo tutti e in America raggiunse la posizione numero 5, la più alta dai tempi di “Slow Train Coming”.


8
Rough and Rowdy Ways (2020)

rough and rowdy

Questo album è appena uscito ma si è già assicurato un posto nella mia personale classifica. Sì, perché con queste canzoni Dylan è riuscito a superare ogni mia più rosea aspettativa. Il disco contiene dieci canzoni sorprendenti, senza tempo e si chiude con la magnifica “Murder Most Foul”, cavalcata di 17 minuti dedicata all’assassinio di Kennedy. Questa canzone è una delle cose più belle che abbia mai sentito, e l’alto posizionamento in classifica lo si deve in gran parte ad essa.
Nelle altre nove canzoni troviamo un Dylan che non si discosta molto dai lavori precedenti: ballate rarefatte si alternano a blues elettrici. I testi, inutile dirlo, lasciano senza parole.
È il primo album dopo il Premio Nobel, quindi orami Dylan non ha più niente da dimostrare, ma riesce a ribadire ancora una volta che quel premio lui se lo meritava come nessun altro.


7
Tempest (2012)

tempest

Dopo “Time Out of Mind” l’ispirazione di Dylan non è più calata (anche se l’album del 2009 “Toghether Through Life” non mi ha mai convinto più di tanto), e questo “Tempest” è una conferma della ritrovata vena creativa. Sembra di fare un salto in un’altra epoca ascoltando queste canzoni; l’inizio col fischio di “Duquesne Whistle” sembra il ricordo di un treno scaturito da un tempo passato, e i testi sono caratterizzati da un’atmosfera scura poiché parlano di morte, sangue, perdite e catastrofi. La title track è una lunga ballata di 14 minuti dedicata all’affondamento del Titanic, con riferimenti al film di James Cameron del 1997.
“Roll on, John” è invece dedicata all’amico John Lennon.


6
Shot of Love (1981)

shot of love

Considerato l’episodio più basso della trilogia cristiana, è un album che invece ho sempre molto amato. Forse perché è stato il primo album di Dylan che acquistai, fatto sta che tutte e dieci le canzoni sono orecchiabili e i testi non sono mai banali. E poi c’è “Every Grain of Sand” a chiudere l’album, una delle più belle ballate mai incise da Dylan. Senza lei non avremmo “Everybody hurts” dei R.E.M.
C’è anche un omaggio a uno dei re della stand up comedy “Lenny Bruce”, che nonostante la tematica potrebbe risultare fuori luogo, e invece si amalgama alla perfezione insieme alle altre canzoni. E poi ci sono “Property of Jesus” e “The Groom’s Still Waiting at The Altar” a dare una notevole accelerata. Quest’ultima non era prevista nella prima edizione dell’album, fu inserita in seguito.


5
Modern Times (2006)

modern times

Dopo “Love and Theft” Dylan continua il suo percorso nella tradizione folk e blues e ci consegna l’ennesimo grande album. Non un capolavoro ma poco ci manca.
I capolavori dell’album sono almeno tre: “Working Men’s Blues”, “Nettie Moore” e “Aint’ Talking”. Quello che impedisce al disco di essere un capolavoro sono alcuni brani prevedibili e fiacchi come “The Levee’s Gonna Break” e “Someday Baby”.
L’album esordì al primo posto della classifica americana, cosa che non succedeva dal 1976 con “Desire”.


4
Bringing It All Back Home (1965)

bringing

Album passato alla storia per la svolta elettrica di Dylan. Ai tempi fu molto criticato dai puristi, ma oggi non può che essere considerato un capolavoro. Con le sue undici canzoni, l’album è composto da un lato A interamente elettrico e un lato B con sonorità acustiche. All’interno troviamo capolavori immortali come “Subterranean Homestick Blues” (celebre il videoclip in cui Dylan tiene in mano i cartelli con su scritto il testo), “Maggie’s Farm”, “Mr. Tambourine Man”, It’s All Over Now, Baby Blue” e “It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding).


3
Highway 61 Revisited (1965)

highway

Un album che si apre con “Like a Rolling Stone” non può che essere un capolavoro, indipendentemente dalle canzoni che seguiranno. E invece questo disco contiene una canzone più bella dell’altra, come “Tombstone Blues”, “It takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry”, “Queen Jane Approximately” e “Desolation Row”.
Album rivoluzionario che segnò il definitivo passaggio del cantautore alla chitarra elettrica.
La canzone “Like a Rolling Stone” è considerata la migliore della storia del rock, mentre l’album è stato inserito al quarto posto dalla rivista Rolling Stone nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi. Tanta roba, insomma.


2
Blonde on Blonde (1966)

blonde

Incredibile come Bob Dylan in solo un anno abbia pubblicato tra capolavori assoluti. Nel 1965 diede alle stampe “Bringing it All Back Home” e “Highway 61 Revisited”, e l’anno dopo il suo primo doppio album “Blonde on Blonde”.
Anche questo è considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, e non c’è una canzone tra le 14 presenti che non sia bella. Citare solo alcune canzoni sarebbe ingiusto nei confronti delle altre, ma serve giusto a dare un’idea: “Pledging My Time”, “Visions of Johanna”, “One of Us Must Know”, “I Want You”, “Just Like a Woman”, “Absolutely Sweet Mary” e “Sad Eyed of the Lowlands” che coi suoi 11 minuti occupava da sola un intero LP; insomma, tutti capolavori.
Se siete appassionati di musica rock dovete assolutamente conoscere questo album, altrimenti non potete definirvi tali.


1
Blood on the Tracks (1975)

blood

Il mio album preferito di Bob Dylan. Gli avevo già dedicato un post (che trovate cliccando qui), e quella è stata forse l’unica volta che ho scritto di Dylan.
Il disco è sicuramente il migliore degli anni ‘70 che non saranno meravigliosi come i ‘60, ma comunque sempre di livello altissimo. È inoltre il secondo album di Dylan a raggiungere la prima posizione in America dopo “Planet Waves” uscito l’anno precedente (album che non mi ha mai convinto).
Con questo album l’artista torna a una dimensione più acustica e le canzoni ci guadagnano tutte. Sono talmente belle che non hanno bisogno di arrangiamenti particolari, basta una chitarra, un’armonica e il miracolo è compiuto.
La mia preferita in assoluto è “Lily, Rosemery and the Jack of Hearts”, una lunga ballata di 8minuti e 50 secondi che scorrono senza annoiare.
Un album memorabile.