rickman-robin-hood-640x349È con questa frase che ho conosciuto Alan Rickman, quando avevo all’incirca cinque anni e per la prima volta vidi il film che più di tutti porto nel cuore: Robin Hood principe dei ladri.     L’entrata in scena è di quelle che non puoi scordare: il padre di Robin di Locksley viene convinto con l’inganno ad uscire dal castello nel momento in cui sta scrivendo una lettera in cui implora il rilascio del figlio detenuto nelle carceri in terra santa. All’uscita vede un esercito di uomini mascherati a cavallo e alla sua sinistra il loro capo. Costui si toglie la maschera mentre la telecamera si avvicina al soggetto e vediamo così apparire il volto gelido e spietato dello sceriffo di Nottingham, interpretato appunto da Alan Rickman.
Questo è il breve scambio di battute tra Locksle y e lo sceriffo:

L: Voi?
S: Locksley
L: Il re sarà informato di questo
S: Unitevi a noi
L: Mai
S: O noi, o la morte.

Poi Locksley sfodera la spada e al grido “Dio e Re Riccardo” va incontro all’esercito e viene ucciso.
Una scena tra le più belle della storia del cinema e sono sicuro che se dietro quella maschera ci fosse stato un altro volto sarebbe stata un po’ meno epica.
Perché per me Alan Rickman era sì Severus Piton, ma per quanto riguarda una parte minore della mia vita. Lui per me era soprattutto lo sceriffo di Nottingham e al secondo posto Hans Gruber, l’antagonista del primo Die Hard.
Non ho mai avuto nessun timore a dichiarare che Robin Hood principe dei ladri è il film al quale più di tutti sono legato. Non so dire se sia il migliore per me, ma di sicuro è il film che più di tutti ha influenzato la mia vita. E l’interpretazione di Rickman ha conferito alla pellicola quel tocco magico. Perché lui era perfetto a interpretare i cattivi ma sapeva dare loro quel tocco di classe ed eleganza, pur trattandosi di psicopatici, che derivavano sicuramente dalla formazione teatrale dalla quale proveniva.

Divertenti sono i suoi scatti d’ira, soprattutto quando prende a pugni una guardia per aver fatto fuggire Robin Hood o quando da’ dell’idiota a un barone. Per non parlare nell’epilogo, quando riceve da Robin Hood la pugnalata mortale. Io non ricordo un altro film che si concentra così tanto sulla morte del cattivo, e io vi confesso che provavo quasi dispiacere nel vederlo morire.
Il film inizialmente doveva durare una mezz’oretta in più, ma Kevin Costner decise di togliere molte scene che appartenevano ad Alan Rickman per paura che quest’ultimo gli rubasse la scena. E infatti circola un’edizione ridoppiata (malissimo) in cui nelle scene aggiunte troviamo appunto Rickman in momenti che non sono cruciali per il film, ma è uno spettacolo vederle grazie al suo talento mostruoso.

Il primo film di Rickman per il cinema fu Die Hard – Trappola di cristallo (1988) in cui interpretava il cattivo. Nessuno si sarebbe aspettato che il personaggio da lui interpretato avrebbe stupito tutti entrando nella storia. Di sicuro è il miglior cattivo della serie, nonostante l’ottima prova di Jeremy Irons nel terzo film della serie.
Due anni più tardi interpreterà di nuovo il cattivo nel dimenticato western Carabina Quigley  e un altro ruolo che mi sento di ricordare è Eamon DeValera in Michael Collins (1996) altro film stupendo da recuperare. In un paio di occasioni è stato anche dietro la macchina da presa, per la prima volta nel 1997 con L’ospite d’inverno.
La maggior parte lo ricorda nel ruolo dell’insegnante di pozioni Severus Piton nella serie Harry Potter.
Io non sono mai stato un fan della serie, ma quando ho visto i film mi ha fatto molto piacere veder recitare Rickman in quello che è il personaggio più riuscito della saga al fianco di altri mostri sacri come Gary Oldman e Richard Harris.
Nonostante non fosse mai stato un protagonista, ho notato con piacere quanto la sua morte abbia inaspettatamente colpito molti ragazzi giovani come me, grazie ai tanti omaggi pubblicati sui social.

Ci mancherà molto Alan Rickman, ma come tanti altri che hanno la fortuna di fare il suo mestiere, grazie ai suoi ruoli indimenticabili ha già raggiunto da un bel pezzo l’immortalità.